Arriva una durissima protesta nei confronti di Stellantis, per la sua politica lavorativa all’interno del nostro Paese: devono intervenire i sindacati per sanare la situazione
Ci sono nuove grane per l’azienda automobilistica e per le sue strategie: così facendo si rischia di creare un precedente molto rischioso. I lavoratori sono stanchi di sentirsi sfruttati e hanno dato vita ad un duro sfogo.
Tempi duri in casa Stellantis, con le nuove proteste che impazzano in Italia e se la prendono con la politica societaria dell’azienda automobilistica più grande del nostro Paese. La produzione deve rimanere alta a discapito dei malcapitati lavoratori, molti dei quali si trovano a casa con il contratto di solidarietà e non possono lavorare. Nonostante questo i ritmi richiesti sono diventati “eccessivi e insostenibili”, come dichiarato dai diretti interessati della sede di Cassino-Piedimonte San Germano. Gli operai non ce la fanno più e hanno deciso di far sentire la propria voce, in modo univoco e forte.
Stellantis continua a volere tutto senza accennare alla minima rinuncia, nonostante i suoi lavoratori siano costretti a fare i conti con la crisi finanziaria, rimettendoci soldi e contratti. Questa l’accusa più pesante che arriva dal cuore di una delle sedi più grandi sul nostro territorio. Dall’inizio di questa settimana è scattato uno sciopero con un’adesione dell’80%. Riguarda in particolare i reparti di montaggio, plastica e lastratura.
Stellantis, lo stabilimento di Cassino-Piedimonte San Germano in rivolta: condizioni non più accettabili
A promuovere lo sciopero nello stabilimento Stellantis di Cassino sono state le sigle sindacali Uilm, Fiom e Flmu-Cub. Al centro c’è la protesta sui carichi di lavoro, non commisurati alla situazione contrattuale.
“La scelta aziendale del turno unico – spiegano gli operai – ha solo peggiorato le condizioni lavorative. Inoltre ha anche ridotto drasticamente i salari e alla fine a pagare sono sempre gli stessi”.
Uno stipendio falcidiato che rende difficile poter accettare una situazione che si è andata solo aggravando con il passare del tempo. Al momento l’unico turno di lavoro nello stabilimento di Cassino-Piedimonte San Germano è quello delle 6-14, che ha però di fatto sgretolato la produzione (-40%). Nel 2023 erano uscite da lì 48.800 auto contro le 125.263 del 2017 e in questo 2024 la situazione è anche peggiorata. I modelli prodotti sono Alfa Romeo Stelvio e Giulia e la Maserati Grecale, mentre dal 2025 dovrebbero arrivare anche le versioni elettriche delle prime due.
Questo aumento della richiesta di produzione mal si abbina con la parte di operai costretta a casa per il contratto di solidarietà. Dei 2.800 dipendenti impiegati a Cassino molti non possono lavorare e questo rende invivibile la quotidianità per gli altri. I sindacati sperano di ottenere finalmente una risposta adeguata da parte dell’azienda.